Palazzo Pedagaggi
La costruzione di questo edificio fu voluta da un esponente non di primo piano della grande nobiltà catanese del Settecento come misura della competitività simbolica dell'interno delle famiglie-istituzioni dell'epoca. Essa può essere una significativa metafora di intrecci di vita familiare, vicende istituzionali, storia economica, che produssero trasferimenti di proprietà, non solo fra “soggetti giuridici”, ma da certi “soggetti sociali” ad altri e ben diversi protagonisti delle varie scene storiche. Le vicende delle continue mutazioni nell'uso, da residenza nobiliare a residenza e uffici di una grande famiglia di imprenditori, da sede di Istituto di credito subentrante nella gestione di patrimoni in dissoluzione, a generico cespite da sfruttare in locazione scolastica, a rinnovata sede di Facoltà universitaria esprimono la cultura delle varie “categorie” di proprietari. La storia della costruzione materiale, della (mancata) manutenzione e del riuso, la stessa vicenda della “perdita” del nome originale del palazzo, “Pedagaggi”, “Raddusa”, “Calì” o che altro, simboleggia la vita e la storia di un Quartiere.
Il legame con il porto e i traffici commerciali della proprietà fondiaria, con La nascente borghesia industriale e commerciale della metà dell'800, il ruolo di sede provinciale della più grande banca siciliana e, poi, il lento inesorabile declino, fino ai tentativi di recupero, il piano Urban e la ricerca dell'antica identità, del ruolo cittadino, della funzione economica e sociale: ognuno di tali scenari è rappresentato nella storia dell'edificio, certo non più importante di altri e, tuttavia, rilevante per una riflessione una ricostruzione della vita della Civita(s).
Altri edifici dello stesso quartiere, espressione di più alto lignaggio, hanno vissuto vicende simili con mutazioni profonde rispetto alla destinazione originaria, i più hanno pure subito il degrado e la frantumazione della proprietà, seguendo le vicende dei vari ceti di appartenenza dei proprietari che si succedevano nell'acquisizione.
“Pubblico” e “privato”, forse sarebbe meglio dire diverse concezioni di “pubblico” e “privato”, si confrontano e si sovrappongono nella storia del Quartiere e si manifestano nelle utilizzazioni, nei regimi di appartenenza, nelle operazioni tecniche edilizie e nelle scelte artistiche che segnano ciascuno degli edifici.
Memoria storica e reinterpretazione del rapporto fra le varie costruzioni della Civita(s) e delle loro funzioni ci aiuteranno nel trasformare quella che potrebbe essere stata una scelta di insediamento casuale nell'avvio di una missione di recupero urbano, sempre più consapevole e istituzionalizzata.
La sede del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali è il primo edificio che torna a svolgere una funzione “pubblica”: ci piacerebbe che fosse anche una funzione simbolica della rinascita del Quartiere, alla quale, peraltro, partecipiamo con una intensa attività sociale.
Per questa ragione ci è sembrato opportuno ricostruirne la storia e proporre all'attenzione di quanti sentono l'esigenza di approfondire il ragionamento sul ruolo che l'Università può svolgere e sta svolgendo a Catania, per promuovere uno sviluppo fondato sul rispetto delle vocazioni del tessuto urbano e sul ruolo trainante della ricerca e della formazione superiore.